Riflettere il terroir, conditio sine qua non per la produzione di un vino di qualità, è concetto ormai un po’ troppo inflazionato. Cardine per la produzione di un vino unico e inimitabile, ma soprattutto buono, è si derivato dalle condizioni pedoclimatiche, dal suolo, dall’uva e dall’expertise dell’uomo, ma ancora meglio è quando, dopo ogni sorso, rivedi caratteristiche e tratti caratteriali dell’artigiano alle spalle della bottiglia di vino. Mi spiego meglio. Franz è una persona estremamente placida, di una precisione rara, accogliente e gentile. Per sostenere queste cose non bisogna conoscerlo da una vita, è necessaria una giornata insieme a lui, scandita da deliziosi piatti vegetariani e calici di vino. Ogni bevuta ti riconduce alla tranquillità, alla calma e alla serenità che provavi nei momenti trascorsi insieme a lui, immerso in quell’angolo di paradiso che coincide con il suo weingut. Creazioni uniche, lontane da qualsiasi altro vino in circolazione. Stabili ed estremamente sinceri, proprio come Franz. Mi piacerebbe che ognuno di noi potesse passare una giornata con lui e Christine. Il loro calore, fascino e umiltà sono rinfrescanti e rinvigorenti per l’anima e lo spirito.

Esempio chiaro di quanto appena sostenuto è il suo Sekt Rosè. Vino rosè rifermentato in bottiglia di Blauer Wildbacher, proveniente da viti tra i 35 e 39 anni. Fermentazione che avviene in acciaio all’80% e al 20% in vecchie botti grandi, poi affinato altri 8 mesi, ancora in acciaio, per poi riposare ancora un altro anno in bottiglia. In una degustazione alla cieca è impossibile non venga annoverato tra i migliori in assaggio. Croccante, con un acidità fenomenale integrata benissimo con delle note fruttate e floreali del Blauer Wildbacher.

Affascinante l’idea di non comunicare l’annata in etichetta, ma bensì la vendemmia alla quale corrisponde la bottiglia, con un gioco di numeri cardinali. Scelta che asseconda il fatto di non riuscire ogni anno a far uscire le stesse cuveè, che vanno in base all’andamento delle stagioni. Dal Frizzante, aperitivo ineguagliabile, al Cat Silver, melange di uve locali miscelate con armonia e integrità, per poi passare allo Sonne n°6, il Sauvignon definitivo. Fatevi un favore, bevete Strohmeier.

Strohmeier

Riflettere il terroir, conditio sine qua non per la produzione di un vino di qualità, è concetto ormai un po’ troppo inflazionato. Cardine per la produzione di un vino unico e inimitabile, ma soprattutto buono, è si derivato dalle condizioni pedoclimatiche, dal suolo, dall’uva e dall’expertise dell’uomo, ma ancora meglio è quando, dopo ogni sorso, rivedi caratteristiche e tratti caratteriali dell’artigiano alle spalle della bottiglia di vino. Mi spiego meglio. Franz è una persona estremamente placida, di una precisione rara, accogliente e gentile. Per sostenere queste cose non bisogna conoscerlo da una vita, è necessaria una giornata insieme a lui, scandita da deliziosi piatti vegetariani e calici di vino. Ogni bevuta ti riconduce alla tranquillità, alla calma e alla serenità che provavi nei momenti trascorsi insieme a lui, immerso in quell’angolo di paradiso che coincide con il suo weingut. Creazioni uniche, lontane da qualsiasi altro vino in circolazione. Stabili ed estremamente sinceri, proprio come Franz. Mi piacerebbe che ognuno di noi potesse passare una giornata con lui e Christine. Il loro calore, fascino e umiltà sono rinfrescanti e rinvigorenti per l’anima e lo spirito.

Esempio chiaro di quanto appena sostenuto è il suo Sekt Rosè. Vino rosè rifermentato in bottiglia di Blauer Wildbacher, proveniente da viti tra i 35 e 39 anni. Fermentazione che avviene in acciaio all’80% e al 20% in vecchie botti grandi, poi affinato altri 8 mesi, ancora in acciaio, per poi riposare ancora un altro anno in bottiglia. In una degustazione alla cieca è impossibile non venga annoverato tra i migliori in assaggio. Croccante, con un acidità fenomenale integrata benissimo con delle note fruttate e floreali del Blauer Wildbacher.

Affascinante l’idea di non comunicare l’annata in etichetta, ma bensì la vendemmia alla quale corrisponde la bottiglia, con un gioco di numeri cardinali. Scelta che asseconda il fatto di non riuscire ogni anno a far uscire le stesse cuveè, che vanno in base all’andamento delle stagioni. Dal Frizzante, aperitivo ineguagliabile, al Cat Silver, melange di uve locali miscelate con armonia e integrità, per poi passare allo Sonne n°6, il Sauvignon definitivo. Fatevi un favore, bevete Strohmeier.

Strohmeier