
L’azienda agricola Le Coste si trova a Gradoli, in provincia di Viterbo, al confine con la Toscana e con l’Umbria, a 40km dalla costa. È situata in collina, a più 450 metri s.l.m., sopra il lago di Bolsena, di recente formazione vulcanica (circa 1 milione di anni fa). I terreni sono composti perlopiù da un suolo sciolto, “lapilloso”, tufaceo, ricco di sostanze minerali e ferrose, che può cambiare lievemente nella struttura e composizione da una particella all’altra, risultato della lunga eruzione piroclastica che ha creato differenti stratificazioni a seconda dell’altitudine e dell’esposizione.
Titolari di questo progetto sono Clementine, nata in Francia, diplomata in viticultura ed enologia a Macon, laureata alla scuola enologica di Bordeaux. Appassionata di agricoltura sin da giovane, amante del vino e della cucina, durante e dopo gli studi ha fatto varie esperienze presso viticultori francesi, quali Bruno Schueller, Gerald Oustric, domaine Trevallo, Domenique Hauvette, Thierry Allemand, australiani come Tin Shed e Torbrek. Ormai da 15 anni lavora a tempo pieno in azienda, ama stare nelle vigne, si occupa di tutto ciò che riguarda le piante e gli animali.
Gian Marco, laureato in legge, sommelier e appassionato di vino sin da giovanissimo, ha fatto varie esperienze in Francia cercando di capire meglio cosa ci fosse dietro una bottiglia di vino, innamorandosi completamente di tutti quei fattori che determinano la produzione di un vino fatto solo con l’uva. Ha lavorato per quattro stagioni in Francia, cominciando con Schueller in Alsazia, poi Didier Barral in Languedoc, Dard e Ribo nella Valle del Rodano, facendo una vendemmia in Beaujolais con Jean Paul Thevenet e Marcel Lapierre. Finisce l’esperienza nel 2005 lavorando in cantina per Philippe Pacalet, in Borgogna, quando già il progetto Le Coste era partito. Ostinato bevitore, appassionato di trattori e di terra, si occupa perlopiù di fare il vino e della gestione del suolo.



Dopo un anno di studio e ripulitura del terreno, la prima piantagione nasce in località Le Coste nel 2005 con l’obbiettivo di creare un vigneto che da subito si possa esprimere con un prodotto di alta qualità, ma che sia anche sano e duraturo, dove le piante, sin dalla loro messa a dimora, crescano in equilibrio ed in salute. È stato scelto un sesto di impianto ad alta densità (10000 piante/ha), come alcuni dei vigneti di una volta, per favorire fra le piante una sana concorrenza ed una autolimitazione nella produzione. La piantagione è composta di un terzo di talee franche di piede e due terzi di portainnesti innestati in campo “a occhio dormiente” il mese di agosto 2006.
Sin dall’inizio della loro avventura, in attesa dell’entrata in produzione delle prime vigne piantate alle Coste, hanno coltivato in affitto circa 3 ettari di vecchie vigne nelle colline sovrastanti il lago di Bolsena. Alcune, come le esigenze dell’epoca favorivano, sono coltivate su strette terrazze, dette “rasole”, altre su poggi più ampi con un sistema promiscuo agli alberi da frutto e agli ulivi. Sono state utili per iniziare a produrre da subito e capire meglio il territorio ed i vitigni, ma anche per selezionare le vecchie varietà che con la viticultura moderna degli ultimi tempi sono a rischio di estinzione.
A conclusione del progetto ad alberello ad alta densità, nel 2010 piantano su un terreno che guarda Le Coste, denominato “La Chiesa”, 7000 m2 con la stessa selezione massale, la stessa tecnica d’innesto ad occhio e lo stesso sistema d’allevamento ad alberello del cru Le Coste.
Nel 2014 piantano l’ultima terrazza de Le Coste, la più bassa, esposta a sud-est, circa 6000 m2, con sangiovese, aleatico e vermentino, sempre ad alberello con palo tutore, con densità di 7500 piante/ettaro.
Concluso il progetto di vigneto ad alberello ad alta densità, dal 2015 ne sviluppano uno nuovo, diverso, ispirato al più classico sistema di allevamento a spalliera e sistema di potatura a guyot, con una densità di 5/6000 piante/ettaro, per cercare di ottenere uva di massima qualità ma con una resa media di circa 1,5 kg/pianta. L’idea è di creare una base di produzione per le etichette BIANCO, ROSSO e ROSATO, cercando anche di meccanizzare un po’ di più le lavorazioni nei vigneti, soprattutto per il controllo delle erbe e trattamenti fitosanitari. La prima vigna legata a questo progetto la piantano proprio nel 2015 su uno storico appezzamento, denominato Vigna Grande, nel tempo vigneto piantato promiscuo tra le file di olivi secolari della varietà Canino. In seguito ad un incendio nel 2012, è andato tutto distrutto decidendo di ripristinarlo interamente a vigneto. Dedicato a fare una base per il loro BIANCO, le varietà piantate sono il Procanico nostrano e poi tutte le vecchie varietà di bianco che negli anni abbiamo sempre trovato mischiate nei vecchi vigneti da noi condotti in affitto: malvasia di Candia, malvasia toscana, vermentino, roscetto, pedino, romanesco, greco e ansonica.


Nel 2016 acquistano un terreno di un ettaro a 480 metri, nella zona delle “Quercennali” , con una composizione di suolo più ricca di argille rosse del normale, adatto per la produzione del loro ROSSO. Anch’esso una volta era un vigneto, ma da anni pascolo e, dopo un’adeguata preparazione, lo piantano con una selezione di sangiovese nostrano per la produzione del ROSSO, insieme a qualche filare di sirah e pinot nero per portare avanti la loro passione e sperimentazione per dei vitigni francesi.
Nel 2017 acquistano un altro terreno vicino a quello del ROSSO, stessa altitudine, ma con un suolo più sciolto e sassoso, più adatto al loro Aleatico, con un’esposizione ed una resa giusta per fare la base del ROSATO. Sempre con densità di 5600 piante ad ettaro, anch’esso allevato a spalliera con sistema di potatura a guyot.
La vendemmia è eseguita interamente a mano ed in cassetta, dagli inizi di settembre per le varietà̀ precoci (aleatico e moscato antico, pinot nero e sirah), sino ai primi di ottobre (sangiovese e procanico). La vinificazione è fatta senza apporto di tecnologie di cantina né con l’aggiunta di alcun prodotto enologico. La fermentazione è spontanea a mezzo di lieviti indigeni, senza aggiunta di anidride solforosa; la malolattica si svolge naturalmente quasi sempre dopo la fermentazione alcolica o a volte finisce al risveglio primaverile.
Il modo di vinificare cambia secondo l’andamento stagionale (maturità e sanità dell’uva), del vitigno, dell’età delle vigne. In base al vino che si vuole ottenere, si scelgono le uve dell’una o dell’altra vigna e si applicano diversi metodi di vinificazione naturali: pressatura diretta, macerazione sulle bucce con o senza raspi, fermentazione in inox, resina o legno, macerazione carbonica, affinamento in tino o in botti di varie dimensioni per tempi più o meno lunghi.
L‘imbottigliamento, dopo un unico travaso per preparare la massa, avviene a mezzo di una pompa peristaltica, senza alcuna filtrazione, né chiarifica, né aggiunta di anidride solforosa per tutti i vini.

L’azienda agricola Le Coste si trova a Gradoli, in provincia di Viterbo, al confine con la Toscana e con l’Umbria, a 40km dalla costa. È situata in collina, a più 450 metri s.l.m., sopra il lago di Bolsena, di recente formazione vulcanica (circa 1 milione di anni fa). I terreni sono composti perlopiù da un suolo sciolto, “lapilloso”, tufaceo, ricco di sostanze minerali e ferrose, che può cambiare lievemente nella struttura e composizione da una particella all’altra, risultato della lunga eruzione piroclastica che ha creato differenti stratificazioni a seconda dell’altitudine e dell’esposizione.
Titolari di questo progetto sono Clementine, nata in Francia, diplomata in viticultura ed enologia a Macon, laureata alla scuola enologica di Bordeaux. Appassionata di agricoltura sin da giovane, amante del vino e della cucina, durante e dopo gli studi ha fatto varie esperienze presso viticultori francesi, quali Bruno Schueller, Gerald Oustric, domaine Trevallo, Domenique Hauvette, Thierry Allemand, australiani come Tin Shed e Torbrek. Ormai da 15 anni lavora a tempo pieno in azienda, ama stare nelle vigne, si occupa di tutto ciò che riguarda le piante e gli animali.
Gian Marco, laureato in legge, sommelier e appassionato di vino sin da giovanissimo, ha fatto varie esperienze in Francia cercando di capire meglio cosa ci fosse dietro una bottiglia di vino, innamorandosi completamente di tutti quei fattori che determinano la produzione di un vino fatto solo con l’uva. Ha lavorato per quattro stagioni in Francia, cominciando con Schueller in Alsazia, poi Didier Barral in Languedoc, Dard e Ribo nella Valle del Rodano, facendo una vendemmia in Beaujolais con Jean Paul Thevenet e Marcel Lapierre. Finisce l’esperienza nel 2005 lavorando in cantina per Philippe Pacalet, in Borgogna, quando già il progetto Le Coste era partito. Ostinato bevitore, appassionato di trattori e di terra, si occupa perlopiù di fare il vino e della gestione del suolo.


Dopo un anno di studio e ripulitura del terreno, la prima piantagione nasce in località Le Coste nel 2005 con l’obbiettivo di creare un vigneto che da subito si possa esprimere con un prodotto di alta qualità, ma che sia anche sano e duraturo, dove le piante, sin dalla loro messa a dimora, crescano in equilibrio ed in salute. È stato scelto un sesto di impianto ad alta densità (10000 piante/ha), come alcuni dei vigneti di una volta, per favorire fra le piante una sana concorrenza ed una autolimitazione nella produzione. La piantagione è composta di un terzo di talee franche di piede e due terzi di portainnesti innestati in campo “a occhio dormiente” il mese di agosto 2006.

Sin dall’inizio della loro avventura, in attesa dell’entrata in produzione delle prime vigne piantate alle Coste, hanno coltivato in affitto circa 3 ettari di vecchie vigne nelle colline sovrastanti il lago di Bolsena. Alcune, come le esigenze dell’epoca favorivano, sono coltivate su strette terrazze, dette “rasole”, altre su poggi più ampi con un sistema promiscuo agli alberi da frutto e agli ulivi. Sono state utili per iniziare a produrre da subito e capire meglio il territorio ed i vitigni, ma anche per selezionare le vecchie varietà che con la viticultura moderna degli ultimi tempi sono a rischio di estinzione.
A conclusione del progetto ad alberello ad alta densità, nel 2010 piantano su un terreno che guarda Le Coste, denominato “La Chiesa”, 7000 m2 con la stessa selezione massale, la stessa tecnica d’innesto ad occhio e lo stesso sistema d’allevamento ad alberello del cru Le Coste.
Nel 2014 piantano l’ultima terrazza de Le Coste, la più bassa, esposta a sud-est, circa 6000 m2, con sangiovese, aleatico e vermentino, sempre ad alberello con palo tutore, con densità di 7500 piante/ettaro.
Concluso il progetto di vigneto ad alberello ad alta densità, dal 2015 ne sviluppano uno nuovo, diverso, ispirato al più classico sistema di allevamento a spalliera e sistema di potatura a guyot, con una densità di 5/6000 piante/ettaro, per cercare di ottenere uva di massima qualità ma con una resa media di circa 1,5 kg/pianta. L’idea è di creare una base di produzione per le etichette BIANCO, ROSSO e ROSATO, cercando anche di meccanizzare un po’ di più le lavorazioni nei vigneti, soprattutto per il controllo delle erbe e trattamenti fitosanitari. La prima vigna legata a questo progetto la piantano proprio nel 2015 su uno storico appezzamento, denominato Vigna Grande, nel tempo vigneto piantato promiscuo tra le file di olivi secolari della varietà Canino. In seguito ad un incendio nel 2012, è andato tutto distrutto decidendo di ripristinarlo interamente a vigneto. Dedicato a fare una base per il loro BIANCO, le varietà piantate sono il Procanico nostrano e poi tutte le vecchie varietà di bianco che negli anni abbiamo sempre trovato mischiate nei vecchi vigneti da noi condotti in affitto: malvasia di Candia, malvasia toscana, vermentino, roscetto, pedino, romanesco, greco e ansonica.

Nel 2016 acquistano un terreno di un ettaro a 480 metri, nella zona delle “Quercennali” , con una composizione di suolo più ricca di argille rosse del normale, adatto per la produzione del loro ROSSO. Anch’esso una volta era un vigneto, ma da anni pascolo e, dopo un’adeguata preparazione, lo piantano con una selezione di sangiovese nostrano per la produzione del ROSSO, insieme a qualche filare di sirah e pinot nero per portare avanti la loro passione e sperimentazione per dei vitigni francesi.
Nel 2017 acquistano un altro terreno vicino a quello del ROSSO, stessa altitudine, ma con un suolo più sciolto e sassoso, più adatto al loro Aleatico, con un’esposizione ed una resa giusta per fare la base del ROSATO. Sempre con densità di 5600 piante ad ettaro, anch’esso allevato a spalliera con sistema di potatura a guyot.
La vendemmia è eseguita interamente a mano ed in cassetta, dagli inizi di settembre per le varietà̀ precoci (aleatico e moscato antico, pinot nero e sirah), sino ai primi di ottobre (sangiovese e procanico). La vinificazione è fatta senza apporto di tecnologie di cantina né con l’aggiunta di alcun prodotto enologico. La fermentazione è spontanea a mezzo di lieviti indigeni, senza aggiunta di anidride solforosa; la malolattica si svolge naturalmente quasi sempre dopo la fermentazione alcolica o a volte finisce al risveglio primaverile.

Il modo di vinificare cambia secondo l’andamento stagionale (maturità e sanità dell’uva), del vitigno, dell’età delle vigne. In base al vino che si vuole ottenere, si scelgono le uve dell’una o dell’altra vigna e si applicano diversi metodi di vinificazione naturali: pressatura diretta, macerazione sulle bucce con o senza raspi, fermentazione in inox, resina o legno, macerazione carbonica, affinamento in tino o in botti di varie dimensioni per tempi più o meno lunghi.
L‘imbottigliamento, dopo un unico travaso per preparare la massa, avviene a mezzo di una pompa peristaltica, senza alcuna filtrazione, né chiarifica, né aggiunta di anidride solforosa per tutti i vini.