Storicamente, sin dall’Impero Romano, il vino è sempre stato solito a spostamenti, soprattutto via acqua. Questi vini cosiddetti “navigati” si sono sempre ritenuti di ottima qualità, poiché in grado di sostenere i lunghi viaggi per mare necessari per raggiungere Roma. Grazie al giovamento che poteva trarre il vino in seguito ai lievi scossoni che subiva durante il trasporto via mare, la bevanda acquistava vigore, arrivando prima a maturazione, grazie alla fiacca oscillazione delle onde.

Oggigiorno la definizione non è esattamente la stessa, ma alcuni tratti si possono sicuramente ritrovare nei vini del nuovo millennio. Australia e Nuova Zelanda, ricoprono rispettivamente il settimo e il nono posto nella classifica mondiale di Stati produttori di vino, a dimostrazione del fatto che ormai possono vantare una certa tradizione in materia di vinificazione. Ed è altrettanto vero che ormai i vini d’oltreoceano abbiano ritrovato una stabilità, una finezza ed una qualità intrinseca difficilmente ritrovabile in altri vini in giro per il mondo.

Anton Von Klopper, proprietario della Lucy Margeaux Farm è sicuramente uno dei pionieri del movimento del vino naturale australiano, con approccio senza compromessi e nessuna aggiunta nel vino, ma anche per il suo approccio intuitivo, sperimentale, quasi “avanguardista”, in cantina. Batteria di cuveè che varia ogni anno, ma sempre con un filo conduttore che si materializza in estrema bevibilità e freschezza.

Nel dettaglio, l’Australia è caratterizzata da una vasta gamma di climi adatti alla viticoltura ed infatti, non a caso, troviamo un mosaico variegato di diversi stili di vino. Purtroppo l’enologia e la viticoltura Australiana, è caratterizzata per il grosso impiego di tecnologia, dalla vigna fino alla cantina. Vendemmie, potature e trattamenti sono in genere meccanizzati e i processi di vinificazione sono condotti secondo i dogmi della produzione convenzionale moderna.

Tim Webber e Monique Milton si sono trasferiti alla Manon Farm nel 2016, occupando una bellissima parte della catena forestale a circa 600 metri sul livello del mare, con vista fino all’Oceano Indiano nel Golfo di Saint Vincent. Tim e Monique sono persone premurose e dedite al loro lavoro, profondamente appassionate alla terra e al vino. Solo sei dei dieci ettari della fattoria sono piantati con vigneti, il resto è lasciato a frutteti, orti, bestiame, foresta e… molti canguri! Vini davvero peculiari i suoi, molto credibili e degni di esser paragonati ai più blasonati vini francesi.

La Nuova Zelanda è divisa in due isole, l’Isola Settentrionale e l’Isola Meridionale, con produzione di vini presente in zone specifiche di entrambe le isole. Il clima della Nuova Zelanda è particolarmente fresco e risente fortemente dell’influsso dell’oceano. Le uve maturano quindi in modo omogeneo e permettono di produrre vini ricchi di aromi e di acidità.

Kindeli , cantina di Alex Craighead, si trova a Nelson, paesino situato all’estremità settentrionale dell’Isola a Sud della Nuova Zelanda. I suoi possedimenti, piantati a Sauvignon Blanc, Riesling, Pinot Grigio, Gewurztraminer, Chardonnay, Pinot Nero e Syrah, sono rigorosamente non trattati, optando per impacchi di alghe, compost, guano di pipistrello e rame (solo quando assolutamente necessario) per mantenere la salute delle loro viti. Tra i filari alberi da frutto, qualche torrente e molte colture di copertura selvatiche, come il trifoglio, per aiutare a fissare l’azoto nel terreno. Vini caratterizzati da assemblaggi di uve locali e internazionali, che insieme si concretizzano in vini che vorresti avere tutti i giorni a tavola. Schietti e sinceri, senza tralasciare complessità e potenza di frutto.

Storicamente, sin dall’Impero Romano, il vino è sempre stato solito a spostamenti, soprattutto via acqua. Questi vini cosiddetti “navigati” si sono sempre ritenuti di ottima qualità, poiché in grado di sostenere i lunghi viaggi per mare necessari per raggiungere Roma. Grazie al giovamento che poteva trarre il vino in seguito ai lievi scossoni che subiva durante il trasporto via mare, la bevanda acquistava vigore, arrivando prima a maturazione, grazie alla fiacca oscillazione delle onde.

Oggigiorno la definizione non è esattamente la stessa, ma alcuni tratti si possono sicuramente ritrovare nei vini del nuovo millennio. Australia e Nuova Zelanda, ricoprono rispettivamente il settimo e il nono posto nella classifica mondiale di Stati produttori di vino, a dimostrazione del fatto che ormai possono vantare una certa tradizione in materia di vinificazione. Ed è altrettanto vero che ormai i vini d’oltreoceano abbiano ritrovato una stabilità, una finezza ed una qualità intrinseca difficilmente ritrovabile in altri vini in giro per il mondo.

Nel dettaglio, l’Australia è caratterizzata da una vasta gamma di climi adatti alla viticoltura ed infatti, non a caso, troviamo un mosaico variegato di diversi stili di vino. Purtroppo l’enologia e la viticoltura Australiana, è caratterizzata per il grosso impiego di tecnologia, dalla vigna fino alla cantina. Vendemmie, potature e trattamenti sono in genere meccanizzati e i processi di vinificazione sono condotti secondo i dogmi della produzione convenzionale moderna.

Anton Von Klopper, proprietario della Lucy Margeaux Farm è sicuramente uno dei pionieri del movimento del vino naturale australiano, con approccio senza compromessi e nessuna aggiunta nel vino, ma anche per il suo approccio intuitivo, sperimentale, quasi “avanguardista”, in cantina. Batteria di cuveè che varia ogni anno, ma sempre con un filo conduttore che si materializza in estrema bevibilità e freschezza.

Tim Webber e Monique Milton si sono trasferiti alla Manon Farm nel 2016, occupando una bellissima parte della catena forestale a circa 600 metri sul livello del mare, con vista fino all’Oceano Indiano nel Golfo di Saint Vincent. Tim e Monique sono persone premurose e dedite al loro lavoro, profondamente appassionate alla terra e al vino. Solo sei dei dieci ettari della fattoria sono piantati con vigneti, il resto è lasciato a frutteti, orti, bestiame, foresta e… molti canguri! Vini davvero peculiari i suoi, molto credibili e degni di esser paragonati ai più blasonati vini francesi.

La Nuova Zelanda è divisa in due isole, l’Isola Settentrionale e l’Isola Meridionale, con produzione di vini presente in zone specifiche di entrambe le isole. Il clima della Nuova Zelanda è particolarmente fresco e risente fortemente dell’influsso dell’oceano. Le uve maturano quindi in modo omogeneo e permettono di produrre vini ricchi di aromi e di acidità.

Kindeli , cantina di Alex Craighead, si trova a Nelson, paesino situato all’estremità settentrionale dell’Isola a Sud della Nuova Zelanda. I suoi possedimenti, piantati a Sauvignon Blanc, Riesling, Pinot Grigio, Gewurztraminer, Chardonnay, Pinot Nero e Syrah, sono rigorosamente non trattati, optando per impacchi di alghe, compost, guano di pipistrello e rame (solo quando assolutamente necessario) per mantenere la salute delle loro viti. Tra i filari alberi da frutto, qualche torrente e molte colture di copertura selvatiche, come il trifoglio, per aiutare a fissare l’azoto nel terreno. Vini caratterizzati da assemblaggi di uve locali e internazionali, che insieme si concretizzano in vini che vorresti avere tutti i giorni a tavola. Schietti e sinceri, senza tralasciare complessità e potenza di frutto.